I’m a cradle Catholic, a father and a grandfather, deeply committed to the value of family. I’m heavily involved in my local Catholic parish, in a small market town in rural Surrey, one of the most conservative parts of the United Kingdom. I’m also openly gay, and happily partnered.

Some would think that’s impossible, that “gay Catholic” is a contradiction in terms. I found long ago though, that it is not. In this series of posts, and in my new video channel currently in preparation, I’ll be showing you why. I’ll show you, in fact, what I’ve learned over many years, about  “How to be Happy, Catholic and Gay”.

Take Ownership of your Sexuality – It’s Good for Your Soul!

Continue reading How To Be Happy, Catholic and Gay! →

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Beatitudini, Eminenze, Eccellenze, Fratelli e Sorelle,

mentre è in pieno svolgimento l’Assemblea Generale Ordinaria, commemorare il cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi è per noi tutti motivo di gioia, di lode e di ringraziamento al Signore. Dal Concilio Vaticano II all’attuale Assemblea, abbiamo sperimentato in modo via via più intenso la necessità e la bellezza di “camminare insieme”.

In tale lieta circostanza desidero rivolgere un cordiale saluto a Sua Eminenza il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale, con il Sotto-Segretario Sua Eccellenza Monsignor Fabio Fabene, gli Officiali, i Consultori e gli altri Collaboratori della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, quelli nascosti, che fanno il lavoro di ogni giorno fino a tarda serata. Insieme a loro, saluto e ringrazio della loro presenza i Padri sinodali e gli altri Partecipanti all’Assemblea in corso, nonché tutti i presenti in quest’Aula.

In questo momento vogliamo anche ricordare coloro che, nel corso di cinquant’anni, hanno lavorato al servizio del Sinodo, a cominciare dai Segretari Generali che si sono succeduti: i Cardinali Władysław Rubin, Jozef Tomko, Jan Pieter Schotte e l’Arcivescovo Nikola Eterović. Approfitto di tale occasione per esprimere di cuore la mia gratitudine a quanti, vivi o defunti, hanno contribuito con un impegno generoso e competente allo svolgimento dell’attività sinodale.

Fin dall’inizio del mio ministero come Vescovo di Roma ho inteso valorizzare il Sinodo, che costituisce una delle eredità più preziose dell’ultima assise conciliare. Per il Beato Paolo VI, il Sinodo dei Vescovi doveva riproporre l’immagine del Concilio ecumenico e rifletterne lo spirito e il metodo. Lo stesso Pontefice prospettava che l’organismo sinodale «col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato». A lui faceva eco, vent’anni più tardi, San Giovanni Paolo II, allorché affermava che «forse questo strumento potrà essere ancora migliorato. Forse la collegiale responsabilità pastorale può esprimersi nel Sinodo ancor più pienamente». Infine, nel 2006, Benedetto XVI approvava alcune variazioni all’Ordo Synodi Episcoporum, anche alla luce delle disposizioni del Codice di Diritto Canonico e del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, promulgati nel frattempo.

Dobbiamo proseguire su questa strada. Il mondo in cui viviamo, e che siamo chiamati ad amare e servire anche nelle sue contraddizioni, esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione. Proprio il cammino dellasinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio.

***

Quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola “Sinodo”. Camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica.

Dopo aver ribadito che il Popolo di Dio è costituito da tutti i battezzati chiamati a «formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo», il Concilio Vaticano II proclama che «la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo (cfr 1 Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo, quando “dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici” mostra l’universale suo consenso in cose di fede e di morale». Qual famosoinfallibile “in credendo”.

Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium ho sottolineato come «il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”», aggiungendo che «ciascun Battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del Popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni». Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio “fiuto” per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa[10].

È stata questa convinzione a guidarmi quando ho auspicato che il Popolo di Dio venisse consultato nella preparazione del duplice appuntamento sinodale sulla famiglia, come si fa e si è fatto di solito con ogni “Lineamenta”. Certamente, una consultazione del genere in nessun modo potrebbe bastare per ascoltare il sensus fidei. Ma come sarebbe stato possibile parlare della famiglia senza interpellare le famiglie, ascoltando le loro gioie e le loro speranze, i loro dolori e le loro angosce[11]? Attraverso le risposte ai due questionari inviati alle Chiese particolari, abbiamo avuto la possibilità di ascoltare almeno alcune di esse intorno a delle questioni che le toccano da vicino e su cui hanno tanto da dire.

Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2,7).

Il Sinodo dei Vescovi è il punto di convergenza di questo dinamismo di ascolto condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa. Il cammino sinodale inizia ascoltando il Popolo, che «pure partecipa alla funzione profetica di Cristo», secondo un principio caro alla Chiesa del primo millennio: «Quod omnes tangit ab omnibus tractari debet». Il cammino del Sinodo prosegue ascoltando i Pastori. Attraverso i Padri sinodali, i Vescovi agiscono come autentici custodi, interpreti e testimoni della fede di tutta la Chiesa, che devono saper attentamente distinguere dai flussi spesso mutevoli dell’opinione pubblica. Alla vigilia del Sinodo dello scorso anno affermavo: «Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama». Infine, il cammino sinodale culmina nell’ascolto del Vescovo di Roma, chiamato a pronunciarsi come «Pastore e Dottore di tutti i cristiani»: non a partire dalle sue personali convinzioni, ma come supremo testimone della fides totius Ecclesiae, «garante dell’ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa».

Il fatto che il Sinodo agisca sempre cum Petro et sub Petro – dunque non solo cum Petro, ma anche sub Petro – non è una limitazione della libertà, ma una garanzia dell’unità. Infatti il Papa è, per volontà del Signore, «il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità tanto dei Vescovi quanto della moltitudine dei Fedeli» [17]. A ciò si collega il concetto di «ierarchica communio», adoperato dal Concilio Vaticano II: i Vescovi sono congiunti con il Vescovo di Roma dal vincolo della comunione episcopale (cum Petro) e sono al tempo stesso gerarchicamente sottoposti a lui quale Capo del Collegio (sub Petro)[18].

***

La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi»[19] – perché la Chiesa non è altro che il “camminare insieme” del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo Signore – capiamo pure che al suo interno nessuno può essere “elevato” al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno “si abbassi” per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino.

Gesù ha costituito la Chiesa ponendo al suo vertice il Collegio apostolico, nel quale l’apostolo Pietro è la «roccia» (cfr Mt 16,18), colui che deve «confermare» i fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). Ma in questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l’autorità si chiamano “ministri”: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti. È servendo il Popolo di Dio che ciascun Vescovo diviene, per la porzione del Gregge a lui affidata, vicarius Christi, vicario di quel Gesù che nell’ultima cena si è chinato a lavare i piedi degli apostoli (cfrGv 13,1-15). E, in un simile orizzonte, lo stesso Successore di Pietro altri non è che il servus servorum Dei.

Non dimentichiamolo mai! Per i discepoli di Gesù, ieri oggi e sempre, l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce, secondo le parole del Maestro: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,25-27). Tra voi non sarà così: in quest’espressione raggiungiamo il cuore stesso del mistero della Chiesa – “tra voi non sarà così” – e riceviamo la luce necessaria per comprendere il servizio gerarchico.

***

In una Chiesa sinodale, il Sinodo dei Vescovi è solo la più evidente manifestazione di un dinamismo di comunione che ispira tutte le decisioni ecclesiali.

Il primo livello di esercizio della sinodalità si realizza nelle Chiese particolari. Dopo aver richiamato la nobile istituzione del Sinodo diocesano, nel quale Presbiteri e Laici sono chiamati a collaborare con il Vescovo per il bene di tutta la comunità ecclesiale, ilCodice di diritto canonico dedica ampio spazio a quelli che si è soliti chiamare gli “organismi di comunione” della Chiesa particolare: il Consiglio presbiterale, il Collegio dei Consultori, il Capitolo dei Canonici e il Consiglio pastorale. Soltanto nella misura in cui questi organismi rimangono connessi col “basso” e partono dalla gente, dai problemi di ogni giorno, può incominciare a prendere forma una Chiesa sinodale: tali strumenti, che qualche volta procedono con stanchezza, devono essere valorizzati come occasione di ascolto e condivisione.

Il secondo livello è quello delle Province e delle Regioni Ecclesiastiche, dei Concili Particolari e in modo speciale delle Conferenze Episcopali. Dobbiamo riflettere per realizzare ancor più, attraverso questi organismi, le istanze intermedie della collegialità, magari integrando e aggiornando alcuni aspetti dell’antico ordinamento ecclesiastico. L’auspicio del Concilio che tali organismi possano contribuire ad accrescere lo spirito della collegialità episcopale non si è ancora pienamente realizzato. Siamo a metà cammino, a parte del cammino. In una Chiesa sinodale, come ho già affermato, «non è opportuno che il Papa sostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tutte le problematiche che si prospettano nei loro territori. In questo senso, avverto la necessità di procedere in una salutare “decentralizzazione”».

L’ultimo livello è quello della Chiesa universale. Qui il Sinodo dei Vescovi, rappresentando l’episcopato cattolico, diventa espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa tutta sinodale. Due parole diverse: “collegialità episcopale” e “Chiesa tutta sinodale”. Esso manifesta la collegialitas affectiva, la quale può pure divenire in alcune circostanze “effettiva”, che con­giunge i Vescovi fra loro e con il Papa nella sollecitudine per il Popolo di Dio.

***

L’impegno a edificare una Chiesa sinodale – missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo che il Signore gli affida – è gravido di implicazioni ecumeniche. Per questa ragione, parlando a una delegazione del patriarcato di Costantinopoli, ho recentemente ribadito la convinzione che «l’attento esame di come si articolano nella vita della Chiesa il principio della sinodalitàed il servizio di colui che presiede offrirà un contributo significativo al progresso delle relazioni tra le nostre Chiese»

Sono persuaso che, in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese.

Mentre ribadisco la necessità e l’urgenza di pensare a «una conversione del papato», volentieri ripeto le parole del mio predecessore il Papa Giovanni Paolo II: «Quale Vescovo di Roma so bene […] che la comunione piena e visibile di tutte le comunità, nelle quali in virtù della fedeltà di Dio abita il suo Spirito, è il desiderio ardente di Cristo. Sono convinto di avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l’aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova».

Il nostro sguardo si allarga anche all’umanità. Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni (cfr Is 11,12) in un mondo che – pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica – consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere. Come Chiesa che “cammina insieme” agli uomini, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo il sogno che la riscoperta della dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell’autorità potranno aiutare anche la società civile a edificarsi ne

lla giustizia e nella fraternità, generando un mondo più bello e più degno dell’uomo per le generazioni che verranno dopo di noi. Grazie

Celebrates Life of Seminal Figure in LGBT Catholic Movement

Boston, September 23, 2015 – DignityUSA mourns the passing of John J. McNeill, a seminal figure in the history of the 46-year-old organization of LGBT Catholics and allies, as well as the broader LGBT civil rights movement.  McNeill died on the evening of September 22 at the age of 90 in hospice care in Fort Lauderdale, Florida, in the presence of his devoted spouse and partner of 49 years, Charles Chiarelli.

A former Jesuit priest with a doctorate in philosophy from Louvain University in Belgium, McNeill helped inspire the founding of Dignity with articles in theological journals in the 1960s that for the first time challenged Catholic Church teaching on homosexuality from an authoritative theological and scholarly perspective.  Continue reading DignityUSA Mourns Death of John J. McNeill, →

Archbishop Heiner Koch does not see marriage as the highest good in Christian life.

Berlin’s new archbishop, Heiner Koch, was installed yesterday. On the eve of his inauguration as archbishop, he was interviewed by Tagespiegel on his views on refugees, marriage, sex, homosexuals, and the Family Synod.

Here is an extract from the interview, in my own informal translation. (The relevant sections in the original German, I have posted here).

You are responsible for the issue of family in the Catholic Bishops’ Conference.  Many positions on family, marriage and sexuality are no longer comprehensible even to  Catholics. Must the Church adapt?

We see sexuality as an integrated whole.  Two people love each other, their love grows emotionally, physically and in our understanding spiritually and religious. The greatest freedom is achieved when two people decide to go through life together, even through crises and disease. This holistic view I think is of great value. But hardly anyone knows not that reasoning, even Christians. The alternative is to separate sexuality from commitment. I think that’s not right.

You talk about the ideal. What if it does not work?

That is a dramatic issue. We certainly need to learn a lot  as a church when it comes to dealing with frictions, imperfection, and guilt.

The Church has a lot to learn about dealing with fractures

Why does the Church exclude homosexuals per se from its holistic view?

Part of our understanding of successful sexuality is for the creation of life. For gay men this is impossible. In our view this sexuality is limited. But that does not limit the respect for these people in any way, at least as I see it. Just as he is man , he is good. When I directed the Pastoral Office in Cologne, I met regularly with a group of gay men. Many of the group had grown old and of course support each other, through disease, strokes. There was no longer easy eroticism. But that is anyway a cliché.

The Evangelical Lutheran Church wants to equate the blessing of homosexual couples with weddings.What do you think?

That’s not helpful. It cemented the debate.

In the Catholic Church, gays and lesbians do not even get a blessing. Why not?

We are concerned that this will be confused with marriage. Homosexuals say our relationship is different from that of couples with children. The question is: How can we address differentiated realities, without discrimination?

As long as the church values marriage so highly, the excluded automatically  feel devalued

Well, in the Catholic Church marriage is not the ultimate good.

Jesus invited people to  leave marriage and family and to fit into the new, larger faith family. We celibate priests are also living outside  of marriage. I would not bring in this purely valence. But as long as someone feels devalued, we have a problem cause:.

You are going   to Rome in October for the family Synod. What do you expect?

I hope that everyone is ready there to learn from the experiences of other countries and cultures. It would be bad if it was just a matter of enforcing one’s own powerful convictions.

At the moment, reformists and conservatives  are adamantly opposed.

I hope that the Holy Spirit brings movement into it! It is also expected that debate will not be finished at the end of the Synod on 26 October.

Do you think a third Synod is possible?

It would do the job well. The theme of marriage and the family can not be grasped in concepts and definitions, because it comes to relationships, this is something dynamic. There will always be people who are not covered by rigid rules.

The focus in education is too much on the utility of knowledge

Why not, loosen the existing rules? Approximately when dealing with people in a second marriage? Who are excluded from the sacraments.

On the understanding of marriage hardly anyone in the church will move. But perhaps this is not a question of marriage, but of the Eucharist. In a nutshell: Can there be human situations in which someone who had blame unloaded upon himself, is approved on all order out of the Eucharist? Would God say in any case: Do not come to me in the Eucharist? Are we as a church proclaiming something that God would not say? If God perhaps in the one who has failed on us?

Will Francis prevail at the Synod? Some say it depends the whole pontificate.

Raising this is the best way to cause the Synod to fail. I do not know how many comments from both left and right are already in the drawers under the motto: “The truth have sold” or on the other side: “The forgotten people”. That really worries me, because we will then have to deal with each other during the day.

Your predecessor lived in a deprived area in Wedding. You moved to Lichterfelde. Why?

It happened like this. I moved into a parsonage, which was already converted straight into apartments. I’ve got three rooms, a kitchen, a bathroom. I can live within the community and I am at home anywhere in this great city. A more central location would be even better, so that from time to time someone would come along and ring the doorbell. That is probably not going to happen there on the outskirts.

Who knows. Maybe this is a new pilgrimage?

Now you’re not saying I’m a relic!

Archbishop with a penchant for the East

Heiner Koch, 61, is an outgoing Rhinelander with sense of humor. He comes from Dusseldorf, studied theology, philosophy and education and began as a youth and student chaplain in Cologne. He continued the commitment to young people, and to women and families, as head of the Cologne Archdiocese Seelsogeamtes, as Vicar General and as Auxiliary BishopCologne.In 2005, he was responsible for the World Youth Day in Cologne. In the Episcopal Conference, he is responsible for the issue of family and in October he goes to Rome, where the bishops from around the world advise on the family and marriage.

In 2013 Pope Francis sent him as Bishop to Dresden-Meissen. There he learned humility, he says, which he thinks is a very important virtue, especially for the Church. Tomorrow, Saturday at 11 clock he will be in St. Hedwig installed in his office as Archbishop of Berlin. He draws in a rectory in Lichterfelde, where he could live with him in the church, which he finds good. He would prefer a still more central location, “so that from time to time someone comes along and rings the bell”.

What view and what attitude should we take, in your opinion, to couples who live an irregular situation?

At the last Synod, I offered a key that caused much discussion and was even mentioned in the Relatio post discupatationem, but that is no longer present in the final document, the Relatio Synodi. It was an analogy with the ecclesiological key given by Lumen Gentium, the constitution on the Church, in its article 8. The question at issue is: “Where is the Church of Christ? Where is concretely embodied? Does the Church of Jesus Christ really exist, as he desired and founded?”. To this, the Council responded with the famous statement: “The sole Church of Christ remains in the Catholic Church” subsists in the Catholic assembly. It is not a pure and simple identification, like saying that the Church of Jesus Christ is the Catholic Church. This was stated by the Council: “It subsists in the Catholic Church”, together with the Pope and legitimate bishops. The Council adds this phrase, which has become key: “Although outside of her body there are many elements of sanctification and truth, belonging properly to God’s gift to the Church of Christ, they push towards Catholic unity.” Other denominations, other churches, other religions are not simply nothing. The Vatican II excludes an ecclesiology of all or nothing. All this takes place in the Catholic Church, but there are elements of truth and holiness in other churches, and even in other religions. These elements are elements of the Church of Christ, and by their nature tend to Catholic unity and the unity of mankind, toward which the Church herself, in anticipation, so to speak, of the great plan of God which is a single Family of God, humanity. This key justifies this approach of the Council, for which it does not consider first what is missing in the other Churches, Christian communities or religions, but what is positive there. They capture the seeds of the Word,as has been said, the seeds of the Word, elements of truth and sanctification.

How can this insight be applied, in your view, to the family? Do you think there are elements of sanctification and truth, that is, positive elements, in imperfect forms of marriages and families? In these forms the explicit sacramental marriage covenant is lacking. But this does not seem to prevent that there are also elements that are almost promises of this alliance: loyalty, attention to each other, the desire to be a family. This is not everything, but it’s already something. You can recognize these “seeds” of truth about the family, then the shepherds can help you to grow and mature?

I simply proposed to apply this interpretation to the ecclesiological reality of the sacrament of marriage. Because marriage is a Church in miniature, the’ ecclesiola, the family as a small church, it seems legitimate to establish an analogy and say that the sacrament of marriage is fully realized where there is justly a sacrament between a man and a woman living in faith etc. But this does not prevent that, outside of this full realization of the sacrament of marriage, there are elements of marriage that are signals of waiting, positive elements.

For example, consider a civil marriage …

Yes, we consider it as something more a mere de facto union. Why? It is a simple civil contract which from the point of view of the Church has no meaning. But we recognize that in civil marriage, there is more commitment, a stronger alliance, than in a simple de facto union. … The couple are committed to society, to the people and to themselves, in a more explicit alliance, legally anchored by sanctions, obligations, duties, rights….The Church believes that it is a step further than simply living together. There is in this case a closer proximity to sacramental marriage. As a promise, a sign of waiting. Instead of speaking of all that is missing, you can even come close to these realities, noting the positive things that exist in this love that has stabilized.

For the Synod, therefore, it will be important of the look on the quality of situations that objectively speaking, have failings .

We should look at he numerous situations of coexistence not only from the point of view of what is missing, but also from the point of view of what is already promised, that is already present. Moreover, the Council adds that, although there is always real holiness in the Church, this is made ​​up of sinners and advances along the path of conversion (LG 8). It is always in need of purification. A Catholic can not be put on a grade higher than the others. There are saints in all the Christian churches, and even in other religions. Jesus said twice to the pagans, a woman and a Roman officer: “Such a faith I have not found in Israel.” A true faith, that Jesus found outside of the chosen people.

If we apply this to marriage, the gap is not between those who live a sacramental marriage – and they are, so to speak, in order – and the rest of humanity , who lives with difficulty imperfect realizations of what should be the sacrament of marriage …

Those who have the grace and the joy of living a sacramental marriage in faith, humility and mutual forgiveness, trust in God who acts in our daily life, they see and discern in a cohabiting couple, the same elements of true heroism, true charity, true mutual giving. Also we must say: “It is not yet a full reality of the sacrament.” But who are we to judge and say that there are not elements in them of truth and sanctification? The Church is a people that God draws to himself and in which all are called. he Church’s role is to accompany each in growth, on a journey. As a pastor I experience this joy of being on the road, among the believers, but also among many non-believers.

We realize that, on the one hand, it is necessary and it is good to have objective criteria, we need it, but, on the other hand, these criteria do not exhaust all of reality …

I take a very simple example that concerns a man and a woman. Their first marriage was civil, because he was already divorced, and they are then married civilly. This marriage was a failure and they are separated. The woman has a second marriage. In this case, the husband had not been married religiously and she had been married civilly. They were therefore able to celebrate a sacramental marriage. Objectively justifiable, it is correct. But what would happen if the first woman’s husband had not been divorced? If it had been the first religious marriage, which went on to failure for different reasons and finally led to a second union, this would be irregular. This should make us respectful to the objective order, but also pay attention to the complexities of life. There are cases in which only a second or even a third marriage, people really discover the faith. I know a person who had a very young first religious marriage, apparently without faith. This was a failure, which was followed by a second and even a third civil marriage. Only then, for the first time, did this person discover faith and became a believer. Therefore, the objective criteria are not set aside, but in accompaniment I stand next to the person in his journey.

So, what to do in these circumstances?

The objective criteria clearly tell us that some people, tied by sacramental marriage, can not participate fully in the sacramental life of the Church. Subjectively this situation is lived as a conversion, as a real discovery in their lives, to the point that it could be said, in some way – so different, but analogous to the Pauline privilege – that for the sake of faith you can take a step which objectively goes beyond what we would say is the rule. I think we are faced with something that will have great importance during the next Synod. I do not avoid, in this regard, remaining shocked by a purely formalist way of arguing, by beating the drum of intrinsece malum‘ (“intrinsically evil”).

In May 2015, a selection of bishops and senior theologians from Germany, France and Switzerland gathered in Rome for a study day in preparation for the 2015 Synod on family and marriage.  The importance of the event is demonstrated  by it’s being convened by the presidents of the three countries’ bishops’ conferences – and by the enraged uproar that ensued on a wide range of conservative Catholic websites.

Three themes were covered in three sessions

• biblical exegesis on divorce,
• sexual love
• narrative theology.

each with one paper delivered in French and one in German:

Some of the material referred directly to questions of homosexuality, but all have relevance to the bigger questions of Catholic responses to people in what are sometimes termed “irregular situations”, and so of relevance to LGBT Catholics, especially two papers dealing with the importance of “narrative theology” – the value of paying attention to our real life situations and stories.

The day’s proceedings were subsequently published at the website of the German bishops’ conference, together with some introductory material, a press release, a concluding summary and translations of each paper into the other language, and also into Italian.  The resulting single document is consequently lengthy, and not too easy to navigate. Because of the papers’ importance, for ease of access and navigation, I have copied the text, section by section, into a series of separate Google documents, one for each paper in each language.

The papers may be accessed at these links:

Published French text (complete)

Communiqué de presse /Press release (French)

• Sur la réception de Matthieu 19, 3–12/ (On the reception of Matthew 19, 3-12, French original)    Prof. Dr. Anne-Marie Pelletier (Paris)
• Ehebund in Gottes Hand / (Marriage in God’s Hands, German original) Prof. Dr. Thomas Söding (Bochum)
  • L’alliance du mariage est entre les mains de Dieu

• Sexualität als Ausdruck von Liebe /(Sexuality as an Expression of Love, German original ) Prof. Dr. Eberhard Schockenhoff (Freiburg i. Br.)
  • Sexualité comme expression de l’amour / (Sexuality as an expression of love, French original) Abbé Prof. Dr. François-Xavier Amherdt (Fribourg/CH)

• La prise en compte de l’histoire et des développements biographiques dans la vie morale et la pastorale de la famille / (original French) Prof. Dr. Alain Thomasset, SJ (Paris)
• Das Geschenk des eigenen Lebens / (The Gift of One’s Life, original German) Prof. Dr. Eva-Maria Faber (Chur)
  • Le don de la propre vie. / (French translation) Prof. Dr. Eva-Maria Faber (Chur)

(Additional links still to be added to texts in German, Italian and English translation)

Related articles

• The Paris Saint-Germain club will donate 1 million euros ($1.12 million) to the United Nations’ refugee agency and a French non-profit to help relieve the migrants crisis – @AP